L’escursione “sentiero del Malvasia” che mi appresto a raccontarvi si svolge a Casorzo nel basso Monferrato. Questo piccolo comune in Piemonte è posto quasi al centro di un immaginario triangolo scaleno tra Casale Monferrato a nord-est, Asti a sud-ovest ed Alessandria a sud-est.
Oltre che la possibilità di apprezzare un territorio collinare ove non vado spesso a camminare, la giornata a Casorzo e dintorni mi ha permesso di scoprire due alberi molto particolari e straordinari. Uno è un plurisecolare ippocastano e l’altro un originalissimo e raro bialbero!
Casorzo, in provincia di Asti, è di probabili origini celtiche ed appollaiato in posizione panoramica sulla sommità di una collina a 275m s.l.m. Alcuni edifici sono stati costruiti con la “pietra da cantoni” che è abbondantemente usata anche a Cella Monte dove c’è un museo a tema. Girando per la parte centrale del paese ne ho visti alcuni, provate a riconoscere qualche conchiglia o foglia fossile sulle pietre o anche semplicemente i colpi degli scalpelli.
Tutto attorno milioni di anni fa c’era il mare ed alcune delle attuali collinette del basso monferrato erano degli isolotti. In effetti affacciandosi dalla balconata vicino al Comune di Casorzo sembra quasi di avere davanti un verde mare … di colline.
La presenza del mare in epoche preistoriche ritorna anche in curiose sculture poste in diversi punti di queste terre emerse del basso Monferrato. Durante il cammino ne abbiamo incontrata una.
Non a caso il progetto artistico di Giorgia Sanlorenzo che intende mettere in relazione passato e presente si chiama proprio Terremerse.
L’intera zona di Casorzo è gradevole da visitare. Morbidi poggi, verdi distese di prati e coltivi si alternano ad aree trasformate in vigneti dal sapiente lavoro dell’uomo e sulle colline più alte si ergono i borghi, spesso molto piccoli ma identificabili per la presenza di un castello od i campanili delle parrocchiali. Con un po’ di fortuna, nelle giornate molto limpide, si vede l’arco alpino all’orizzonte.
L’area rientra nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità ed è sito Unesco “I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe, Roero e Monferrato” da giugno 2014. Quest’anno ricorrono i 10 anni da quel prezioso riconoscimento.
L’itinerario del Malvasia
Il Sentiero del Malvasia di Casorzo è un percorso facile e non eccessivamente lungo che si snoda tra gli ordinati filari del vitigno a bacca nera Malvasia. E’ adatto anche a famiglie con bambini ed agli amici a 4 zampe purché abituati a camminare per alcuni chilometri. C’è qualche breve tratto su provinciali o strade secondarie asfaltate ma la maggior parte si svolge su sterrati sulle sommità delle collinette e su tratturi in mezzo ai campi ed ai vigneti. Dopo piogge intense è facile trovare fango nelle parti che si snodano sul fondovalle.
In realtà i percorsi del Malvasia di Casorzo, come potete vedere in questo cartello che ho fotografato vicino alla Cantina Sociale, sono due: entrambi partono dal paese e consentono di vedere il Bialbero di Casorzo. Uno è lungo una dozzina di chilometri, ha un dislivello positivo di 160m e permette di raggiungere la Big Bench n° 91. Il secondo è più corto (poco meno di 9km) ed ha un dislivello positivo di 150m. Quest’ultimo è quello che ho seguito in linea di massima.
Parcheggio in Via XX Settembre sotto al muraglione in mattoni rossi e mi preparo per l’escursione con i due cani, anche se qualche tratto è su provinciale preferisco usare i guinzagli Flexi che poi accorcerò all’occorrenza. Almeno sui percorsi in mezzo alla campagna potranno muoversi ed annusare con un minimo di libertà.
Prima di partire però è d’obbligo un caffè nel vicino bar di un’associazione di promozione sociale. In questa sorta di slargo ci sono una quindicina di posti auto ma il lunedi c’è la rimozione forzata per la pulizia strade dalle 7 alle 15, tenetene conto!
Da via XX Settembre raggiungiamo il sovrastante piazzale della Chiesa di San Vincenzo Martire. Qui si trova il magnifico ippocastano di almeno duecento anni d’età. La pianta è registrata nell’elenco delle piante monumentali della Regione Piemonte per la sua età, le dimensioni, il valore storico, culturale e paesaggistico.
La sua altezza è di 18 metri ed ha una circonferenza di 4 metri, misurata ad 1,30m da terra. Gli abitanti di Casorzo lo chiamano amichevolmente la Castagna e si pensa che sia stato piantato nello stesso periodo in cui venne edificata la parrocchiale.
Anche l’imponente parrocchiale in mattone a vista merita una visita, l’interno ad una sola navata è bello. Venne eretta nel 1730 sui resti di una preesistente chiesa. Nel suo interno si trovano due pregevoli tele del pittore astigiano Guglielmo Caccia, più noto con l’appellativo di Moncalvo ed altre interessanti opere del 1700.
Il suo campanile è legato ad una vicenda tragica. Nel XVII secolo gli spagnoli punirono gli abitanti di Casorzo per aver dato una mano ai vicini grazzanesi e misero a ferro e fuco l’intero borgo. Una parte della popolazione si rifugiò nel campanile della chiesa con la speranza di mettersi in salvo ma gli assalitori diedero fuoco al campanile e ne causarono la morte.
Proseguiamo verso est, scendiamo lungo Via Roma fino ad arrivare alla Chiesa della Madonna delle Grazie. La particolare costruzione in posizione molto panoramica è dovuta alla fusione di due chiese. Ad alcune parti di quella romanica dedicata a San Giorgio (XIII secolo) venne addossata una costruzione circolare con colonnato nel XIX secolo e l’intero edificio prese poi il nome di chiesa della Madonna delle Grazie. La chiesa è sconsacrata e sull’esterno sono visibili numerose e curiose iscrizioni, graffiti e disegni di varie epoche.
Oltrepassata la collinetta con la chiesa, imbocchiamo strada della Costa fino a scendere sulla provinciale SP38. Ad un certo punto sulla destra è ben visibile la torre di Casorzo, struttura privata e non visitabile.
Svoltando verso sinistra raggiungiamo in breve la Cantina Sociale di Casorzo in via San Lodovico. Proseguiamo dritti su quella panoramica strada asfaltata fino ad arrivare ad un bivio caratterizzato da una delle sculture della giovane artista locale Giorgia Sanlorenzo e che fanno parte dell’ampio progetto Terremerse Monferrato. E’ la scultura detta “Fossile 2” che rappresenta una conchiglia, più precisamente un’ammonite.
Al bivio la strada diventa sterrata, teniamo la destra e procediamo sulla cresta tra belle visuali sui numerosi vigneti che la fiancheggiano e sui lontani borghi come Montemagno e Grana Monferrato.
Passiamo vicino alla Cascina Gara e poi svoltiamo a destra scendendo lungo un tratturo tra i vigneti verso il fondovalle. I prati sono pieni di fiori di campo dalle forme semplici ma dai colori sgargianti che risaltano ancora di più per il verde brillante dell’erba.
Da questo punto fino all’incrocio con la provinciale SP38 troviamo erba un po’ alta sul sentiero e qualche segnalazione abbattuta o parzialmente girata che può trarre in inganno. L’uso della traccia GPX aiuta a seguire le varie deviazioni tra i campi. Nella parte sul fondovalle c’è anche fango per via delle abbondanti piogge della primavera 2024, basta comunque spostarsi un po’ più sui lati del tratturo per evitare di inzaccherarsi completamente. Anche Lapo e Maira che non amano l’acqua si spostano sulle parti più asciutte.
Risaliamo poi sulla collinetta di fronte a Cascina Gara fino a che il tracciato termina sulla provinciale SP38 che collega Grana a Casorzo. In quel momento sta transitando un gruppetto di ciclisti stranieri sulle bici gravel che ci saluta. Svoltiamo a sinistra, percorriamo circa 400 metri su asfalto in direzione Grana e poi troviamo la deviazione per raggiungere lo spiazzo con il Bialbero di Casorzo dove ci sono già diverse persone.
La particolarità e rarità di questa pianta consiste nel fatto che un ciliegio è riuscito a nascere e svilupparsi sopra ad un preesistente gelso bianco. Come ha potuto accadere tutto questo? Forse un uccello ha fatto cadere un seme di ciliegia nel tronco cavo del gelso che è poi germinato ed ha dato origine alla seconda pianta. Il gelso bianco rientra nell’elenco degli alberi monumentali del Piemonte.
Le due specie arboree si distinguono meglio in inverno quando entrambi gli alberi sono privi di foglie ma anche in primavera quando fioriscono in tempi diversi oppure in autunno. A stagione inoltrata quando entrambi hanno le foglie verdi si fatica un po’ di più a distinguerli ma il Bialbero di Casorzo rimane sempre una sorprendente meraviglia e stramberia della natura che merita di essere vista.
Attorno sono stati predisposti dei tavoli e delle panche per sostare ad ammirare i tre gelsi in fila (quello centrale è il Bialbero di Casorzo) e magari fare uno spuntino. Anche noi ne approfittiamo per consumare il pranzo al sacco, mi metto però un po’ più in disparte per evitare che i cani elemosino cibo alle altre persone.
Dopo un pochino di riposo all’ombra di uno dei gelsi ed aver abbeverato i cani, non appena arriva un chiassoso gruppo di persone in auto riprendiamo il nostro cammino per rientrare verso Casorzo e chiudere l’anello del Malvasia.
Teniamo la destra sulla SP38 in direzione Casorzo e, dopo circa 100 metri, imbocchiamo lo sterrato che sale verso un cascinale (Cascina Nuova) trasformato in un relais. Poco prima delle due pile in mattoni deviamo sull’evidente tracciato sulla destra che aggira in parte la struttura e prosegue in falsopiano sui prati e sulla costa fino a raggiungere dopo circa 250 metri una strada asfaltata.
Proseguiamo in salita fino ad un quadrivio e da qui svoltiamo verso destra su uno sterrato fiancheggiato da rovi e cespugli che dapprima scende verso un fondovalle e, oltrepassati alcuni pioppi, pian piano risale verso il colle sul quale sorge Casorzo passando in prossimità dell’edicola votiva di San Vincenzo in rossi mattoni e pietre locali.
Il sentiero sbuca poi in Via IV Novembre ed in breve ritorniamo nella piazza dove avevo parcheggiato, chiudendo il giro ad anello del Malvasia.
Dati tecnici Sentiero del Malvasia
- Partenza/arrivo: area parcheggio in via XX Settembre a Casorzo, coordinate
45°01’26.1″N 8°20’02.6″E
- Tappe intermedie: Ippocastano di Casorzo, Cantina Sociale di Casorzo, scultura Fossile 2 di Terremerse coord. 45°00’47.2″N 8°20’32.1″E , Bialbero di Casorzo
- Tipologia escursione: anello in senso orario
- Lunghezza totale percorso: circa 9,1km
- Dislivello positivo: circa 180m
- Tempo percorrenza: circa 2 ore e 40 minuti
- Difficoltà: F (facile)
- Sentiero: non è numerato ma ci sono alcuni cartelli che riportano la scritta “camminata del Bialbero”
- Segnavia:
- Carta/mappe: ///
- Copertura cellulare: buona quasi ovunque tranne che in un paio di punti nel fondovalle
- Periodi consigliati: primavera ed autunno sono preferibili, nelle torride giornate estive le temperature potrebbero essere troppo alte anche perchè la quasi totalità del percorso è privo di ombra.
- Note: consiglio abbigliamento e calzature adeguati alle escursioni in montagna e di verificare le condizioni meteo prima di partire. L’intero percorso non è adatto ai passeggini, è necessario dotarsi di zaino portabimbi. Da portare con sé: acqua o bevande, cappellino, occhiali da sole e crema con protezione solare, giacca leggera antivento, maglia di ricambio.
Quando abbiamo percorso questo itinerario ad aprile 2024, non abbiamo rilevato particolari criticità a parte quelle segnalate nel post (es. erba alta, un po’ di fango ed un paio di deviazioni non molto chiare). Nel frattempo a causa di eventi meteorologici od altro la situazione potrebbe essere cambiata. - Disclaimer: https://giringiro.eu/utility/disclaimer-dichiarazione-di-non-responsabilita/ , leggere in particolare gli articoli 3-4-6-10
Traccia GPS
Nel mio spazio sul sito Wikiloc potete scaricare liberamente la traccia GPX di questo percorso con i relativi waypoint ossia i punti di passaggio significativi -> https://it.wikiloc.com/percorsi-cammino/escursione-sul-sentiero-del-malvasia-dallippocastano-al-bialbero-171808740#wp-171808745
#affiliazioni
Curiosità
- Il borgo di Casorzo ha origini che si perdono nella notte dei tempi e risale molto probabilmente all’epoca celtica. I Celti, popolazione indoeuropea che ebbe il suo maggiore sviluppo tra la metà del IV ed il III secolo avanti Cristo, si mossero dalle loro terre del centro Europa ed insediarono in queste zone. Alcuni produttori di formaggi, definiti da Plinio “Casurciuli”, forse per difendersi dagli attacchi di altre popolazioni, si arroccarono su questo colle e da questa definizione deriverebbe il nome del paese. Nell’anno mille nacque il comune e passà poi di mano in mano a verie potenti famiglie della zona fino a quando a fine 1700 venne inglobato nel Regno dei Savoia.
- Il Malvasia di Casorzo D.O.C. è un vino dolce di colore rosso rubino, amabile e lievemente aromatico. Dal 1994 il Consorzio di tutela della Malvasia di Casorzo disciplina, promuove e protegge questo nettare degli dei. Esiste anche una versione passita che viene affinata in botti per un anno. Oltre al Malvasia si coltivano anche Barbera, Freisa, Grignolino, Cortese e Chardonnay.
- Perchè Ippocastano? La pianta venne introdotta in Italia ed Europa dal Caucaso e dai Balcani tra il XVI-XVII secolo a scopo ornamentale ma le sue castagne vennero usate anche in medicina veterinaria per curare i cavalli. Da qui deriva il suo nome.
- Per saperne di più sul progetto artistico Terremerse -> https://www.terremersemonferrato.it/
Cosa vedere nei dintorni di Casorzo
- A Casorzo ci sono altri due itinerari con dislivelli minimi da effettuare a piedi: il giro dei Casot (6,5km) ed il giro del Gufo (3,6km). Entrambi si svolgono principalmente su strade di campagna.
- Big Bench n° 107, colore arancione: è situata in mezzo ai vigneti lungo la provinciale SP68 tra Casorzo e Vignale Monferrato, a circa 2,3km dal centro di Casorzo. Dalla sommità belle visuali su Vignale, Viarigi, Montemagno. Nelle sue vicinanze si trova anche la scultura “Fossile 7” di Terremerse che raffigura un cavalluccio marino.
- Big Bench n° 91, colore rosso. E’ situata nel territorio comunale di Grazzano Badoglio ma dista soli 4km da Casorzo.
- Antica Abbazia aleramica di Grazzano Badoglio fondata nel 912 e tomba di Aleramo, primo marchese del Monferrato. Si trova a Grazzano Badoglio a circa 5km a nord-ovest da Casorzo. Per saperne di più -> link al sito Archeocarta
Mangiare e bere nel basso Monferrato
Oltre alla Cantina Sociale di Casorzo, in zona non mancano aziende agricole e tenute che producono ottime e varie tipologie di vini e nelle quali è possibile effettuare visite guidate e degustazioni su prenotazione.
Per quanto riguarda le pietanze, gli agriturismi ed i ristoranti della zona propongono soprattutto i piatti tipici di questo territorio: battuta a coltello di Fassona piemontese, vitello tonnato alla maniera antica, tonno di coniglio, tajarin, agnolotti con ripieni vari a seconda della località (carne d’asino, stufato o coniglio), bollito misto di vari tagli di carni ed accompagnato da salsine e bagnetti secondo le regole piemontesi, fricandò, bagna cauda, fritto misto alla piemontese con pezzi dolci e salati, finanziera, brasato, e per concludere il tipico dessert bunet. Tra i salumi tipici artigianali vi sono la muletta (salame crudo), il salame cotto ed il lardo. Tartufi e funghi accompagnano e profumano le principali pietanze in autunno ed inverno.
Profumi e sapori di una cucina ben radicata nel territorio che coniuga tradizione e modernità qui non mancano.
Come raggiungere Casorzo
Casorzo dista circa 23km dal casello di Casale sud sull’autostrada A26 (Voltri-Gravellona), 26km da quello di Alessandria ovest e 20km dal casello di Asti est sull’autostrada A21 (Torino-Piacenza).
Con i siti Google Maps o ViaMichelin è facile calcolare il percorso per raggiungere il parcheggio di Via XX Settembre dai vari caselli autostradali.
Link utili
- Asti Turismo “Visit Asti”: https://visit.asti.it/dintorni/langhe-roero-e-monferrato/
- .
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright GIRINGIRO
Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo sui tuoi canali social ed usa l’hashtag #giringiroblog oppure taggami con @giringiroblog. Vuoi invece lasciare una tua opinione, un suggerimento o chiedere qualche informazione supplementare? Scrivimi tramite l’apposito modulo dei commenti a fondo pagina. Grazie