A Piovera [piò-ve-ra] nell’alessandrino è situato un castello imponente che in passato ebbe funzione difensiva e di controllo del territorio e che poi venne trasformato in una romantica residenza nobiliare.
Mi riferisco al bel Castello di Piovera che giace nella piana alessandrina, chiusa a nord dal corso del fiume Po, ad ovest da quello del Tanaro e della Bormida, ad est dallo Scrivia; una zona che fu teatro di sanguinose ed importanti battaglie nei secoli passati.
Per quanto riguarda l’origine del nome Piovera (con l’accento sulla O) secondo alcuni deriverebbe dalla presenza di numerosi pioppeti nelle campagne che avrebbero dato origine al nome Pioppera poi tramutato in Piovera. Secondo altri invece il nome sarebbe riconducibile alle parole “pia opera” che esclamò Siro da Pavia, primo vescovo di Pavia e futuro Santo, quando trovandosi in visita in queste zone vide che la popolazione aveva attivato una forma, seppur primitiva, di assistenza a favore delle persone più deboli e bisognose. Dalla storpiatura e dall’univerbazione di “pia opera” sarebbe poi nato il nome Piovera.
Le origini del nome sono comunque molto incerte e non ci sono scritti che lascino pensare che una teoria sia più corretta dell’altra.
In realtà il nome esatto del comune è Alluvioni Piovera dovuto alla fusione dei due piccoli comuni limitrofi di Alluvioni Cambiò e di Piovera a gennaio 2018 anche se mi rendo conto che possa sembrare quasi uno scherzo avvicinare questi due nomi (alluvioni e piovera).
Nomi curiosi a parte, l’acqua è un elemento naturale che ha sempre giocato un ruolo determinante nella “bassa” alessandrina, sia in positivo che in negativo.
I quattro fiumi della zona, Bormida di Spigno, Tanaro, Scrivia e Po che in passato scorreva decisamente più a sud di adesso, da sempre hanno avuto un peso sullo sviluppo di queste zone rendendo fertili i terreni ma anche creando non pochi problemi.
Le frequenti alluvioni fin dai tempi antichi hanno distrutto paesi, spinto le popolazioni locali ad imparare a conviverci e talvolta a spostare i centri abitati in zone limitrofe leggermente più sopraelevate e sicure. Il nome Alluvioni Cambiò ne è un chiaro esempio. Terra ed acqua, amore ed odio da sempre.
Solitamente si pensa all’Alto Monferrato quando si parla di castelli ma anche la pianura alessandrina ne custodisce alcuni esempi interessanti e dall’aspetto fiabesco come ad esempio questo di Piovera che ho visitato un paio di domeniche fa.
Storia del Castello di Piovera
Le origini del Castello di Piovera risalgono probabilmente all’epoca romana vista la sua posizione. Si ipotizza che, all’epoca dell’imperatore romano Caracalla, qui ci fosse un “castrum” ossia un accampamento militare fortificato che aveva il compito di difendere le vie di comunicazione che transitavano in zona. Tra queste c’erano la Via Postumia che collegava Genova con Aquileia, la Via Aemilia Scauri che invece collegava Luni con Vada Sabatia ma passava nell’interno in quella che adesso è la Pianura Padana ed infine la Via Fulvia che collegava Derthona ad Augusta Taurinorum.
L’avere un presidio militare a breve distanza poteva permettere di intervenire con maggiore rapidità e difendere il territorio ma soprattutto queste importanti vie di comunicazione e commercio.
Successivamente in queste zone si stanziarono prima i Longobardi e successivamente i Carolingi e Carlo Magno che fecero edificare un Castrum Pioperae per difendere il territorio dalle possibili incursioni dei temibili Saraceni. Attorno al fortilizio si sviluppò gradatamente un borgo nel quale si trasferirono gli abitanti delle campagne per godere di maggiore protezione. Il borgo venne poi cintato parzialmente con una muratura e ad esso si accedeva tramite un ponte levatoio (i resti sono visibili in piazza S. Giovanni).
La zona passò poi in mano al casato dei Visconti di Milano che nel 1348, dopo il fallimento dei Liberi Comuni, si impossessarono di Alessandria e delle terre circostanti ed è presumibile che potenziarono ulteriormente il castello facendolo diventare un avamposto militare e ricovero per le truppe.
Si susseguirono vari altri casati fino a quando nel 1600 il Castello di Piovera passò alla famiglia genovese dei Balbi, ricchi commercianti ed imprenditori. Francesco Maria Balbi (1671-1747), 150º doge della Repubblica di Genova e re di Corsica, venne insignito anche del titolo di Marchese di Piovera.
La famiglia Balbi nel corso dei secoli trasformò gradualmente il castello nell’elegante e signorile dimora che noi oggi vediamo. Tra le modifiche più consistenti vi furono la creazione dell’azienda agricola che è ancora visibile in una parte del parco e l’ampliamento del castello. I Balbi fecero costruire un’ulteriore ala (quella a sinistra) ed il Castello di Piovera assunse la curiosa forma a ferro di cavallo asimmetrico, una sorta di U leggermente svasata. Questa scelta non fu casuale perché seguiva le due falde acquifere sotterranee poste al di sotto della costruzione.
I Balbi mantennero la proprietà del Castello di Piovera ininterrottamente per 300 anni fino a quando la frammentazione della famiglia ed il cospicuo numero di eredi del castello ne determinò la vendita.
Nel 1967 il castello di Piovera venne acquisito dal Conte Niccolò Calvi di Bergolo che è l’attuale proprietario. Artista, scultore, ex docente universitario (lui ama definirsi “cultore della materia”) qui ha trovato l’ambiente ideale per coltivare le sue passioni come la natura, l’agricoltura e l’arte. Il nuovo proprietario ha poi deciso di aprire il maniero al pubblico dando ampio spazio ad eventi artistici, culturali e musicali.
Da alcuni anni il Conte Niccolò Calvi di Bergolo è coadiuvato dal figlio Alessandro nella gestione ed organizzazione delle molteplici e variegate attività che si svolgono in questa storica dimora dell’alessandrino.
Nel 2014 è stata creata l’Associazione Culturale Castelpiovera che gestisce tutti gli eventi e le attività per far conoscere e promuovere il Castello di Piovera. Il ricavato viene destinato alla manutenzione ordinaria ed al restauro dell’antico complesso.
La visita guidata al Castello di Piovera
Il Castello di Piovera è aperto e visitabile solo la domenica pomeriggio dalla primavera fino all’autunno; per tutto il mese di agosto è chiuso al pubblico. Nel 2024 ad esempio il Castello di Piovera riapre ad aprile e chiuderà a fine ottobre. Negli altri mesi dell’autunno ed inverno è aperto solo in occasione di particolari eventi.
Il parco e le collezioni sono visitabili in autonomia dalle ore 15:00 alle 18:00, la biglietteria apre alle 14:30 e chiude alle 17:00. In caso di eventi privati e/o aziendali alcune zone del parco potrebbero però non essere accessibili.
Gli interni del Castello di Piovera sono visitabili solo tramite visite guidate su prenotazione. Si effettuano due turni di visita: uno alle 15:00 ed uno alle 16:30. Esistono tre tipologie di percorsi con differenti prezzi per visitare la struttura ed il suo vasto parco:
- “Tra cultura e natura”: questo itinerario consente di accedere al parco, alle cantine del castello, al museo degli antichi mestieri ed al padiglione delle radici. Il costo è di 6 euro per gli adulti e 3 euro per i bambini 6/12 anni (anno 2024)
- “Viaggio nel tempo”: i visitatori vengono accompagnati a visitare le sale del primo e del secondo piano attraverso alcuni oggetti e scoperte che hanno cambiato il mondo. Questo secondo percorso include anche l’accesso alle aree del primo. Il costo è di 11 euro per gli adulti e 6 euro per i bambini 6/12 anni (anno 2024)
- “Raccontami il castello”: visita guidata all’intera proprietà, include anche i due precedenti percorsi. Il costo è di 13 euro per gli adulti e 7 euro per i bambini 6/12 anni (anno 2024). Questo percorso di visita è quello più completo e che offre una panoramica più vasta della struttura.
I bambini sotto i 6 anni di età non pagano il biglietto. Sono previsti sconti per gruppi di almeno 15 persone e per i possessori di alcune tessere associative (es. Castelli Aperti, Touring Club Italiano, Associazione Dimore Storiche Italiane, Coop … ecc.).
In occasione di determinati eventi, il prezzo del biglietto potrebbe variare. I percorsi di visita vanno prenotati tramite il sito del Castello di Piovera, scegliendo tipologia percorso, data, orario e numero partecipanti. Dopo aver compilato un modulo con i propri dati si procede al pagamento online tramite Paypal o le principali carte di credito. Nella casella email indicata al momento della prenotazione si riceverà poi la conferma della prenotazione.
Percorso “Raccontami il Castello”
Ero già stata a visitare questo complesso a metà degli anni novanta durante una suggestiva serata che era stata organizzata per la Festa Medievale che si svolgeva annualmente nel castello e nel suo parco ma, essendo trascorso un po’ di tempo, i miei ricordi erano ormai sbiaditi.
Ho deciso così di tornare a visitarlo domenica 7 maggio 2023 in concomitanza dell’evento di musica classica Echos 2023 XXV Festival Internazionale di Musica.
Nei giorni precedenti avevo acquistato online il biglietto per il percorso più completo con ritrovo alle ore 14:30 presso il cortile interno del castello.
La visita
La nostra guida Elisa ci conduce al piano terra dall’ala destra, quella più antica insieme alla parte centrale. Dopo un’introduzione ci accompagna attraverso le numerose altre sale sia del pianterremo che del primo piano, descrivendoci l’uso dei singoli ambienti ma anche arricchendo il racconto con aneddoti e curiosità sugli usi e costumi dell’epoca. Ad un certo punto abbiamo anche modo di incontrare Alessandro Calvi di Bergolo, figlio del Conte Nicolò, che è passato a salutare il nostro folto gruppo di visitatori.
Appena entrati Elisa ci fa notare, ai piedi dello scalone che conduce al piano nobile, una grossa statua del XVIII secolo ricavata da un unico pezzo di legno che raffigura San Michele e che sembra quasi esser stata posta in quella posizione a protezione del castello. Tra l’altro S. Michele è anche il Santo Patrono del comune di Piovera.
Il legame con il santo ritorna però in un altro aspetto più mistico. Il Castello di Piovera sarebbe posto sulla “linea sacra di San Michele” ossia la misteriosa ed immaginaria diagonale che unisce 7 chiese ed abbazie dedicate a San Michele. Questa linea parte da Skellig Michael in Irlanda ed arriva fino al monastero Stella Maris ad Haifa in Israele, passando per Mont-Saint-Michel in Francia e la Sacra di S. Michele in Val di Susa.
Nel vestibolo, oltre ad una serie di armature, si nota sulla parete opposta allo scalone lo stemma della famiglia piemontese Calvi che riproduce due teste calve poste l’una di fronte all’altra, tre gigli dorati e la corona a nove punte che rappresenta il titolo di conte.
Passiamo in uno stretto corridoio dove vi sono le divise delle persone che hanno lavorato al servizio dei Balbi e, dopo essere passati nella graziosa dispensa, arriviamo nella grande cucina completamente arredata.
Questo locale rimase in funzione fino al momento della vendita del castello al Conte Calvi di Bergolo, ogni giorno si cucinavano circa 150 pasti anche per il personale che lavorava nell’azienda agricola nel parco del castello. Appena entrati si sente ancora l’odore del carbone che veniva usato nelle stufe tanto si sono impregnati i muri e gli arredi.
Nella cucina ci sono una stufa in ghisa del 1700, un girarrosto di notevoli dimensioni ed una stufa relativamente più moderna degli inizi del XX secolo. Nella stanza adiacente si lavavano le stoviglie che poi venivano custodite negli appositi armadi.
I Balbi avevano fatto in modo che l’azienda agricola fosse in grado di produrre cibo e vino in quantità sufficiente per provvedere al fabbisogno del castello e di tutti i suoi abitanti, questa famiglia genovese si può quasi definire un’antesignana del km 0 che adesso spopola.
Buona parte degli oggetti da cucina che sono esposti in questo ambiente sono quelli che venivano effettivamente usati nella preparazione delle pietanze, alcuni invece sono stati donati da persone della zona.
Passiamo poi in un’altra stanza in cui si notano l’antica ghiacciaia (antenata del moderno frigorifero) ed una collezione di ferri da stiro che furono usati dalla servitù per stirare i capi di abbigliamento dei Balbi e dei loro ospiti. Il sistema di funzionamento delle ghiacciaie era molto semplice: si alternavano strati di neve e di paglia che svolgeva la funzione dei nostri moderni materiali di coibentazione e, grazie all’aereazione del locale, la neve si manteneva per lungo tempo senza sciogliersi permettendo di conservare i cibi deperibili.
Fin dalla preistoria cubi di ghiaccio, neve e strati di paglia sono stati l’unico sistema per poter conservare gli alimenti.
E’ interessante anche la successiva sala d’attesa con annesso bagno e spogliatoio ad uso degli ospiti che giungevano in visita al Castello di Piovera. In questi ambienti i visitatori potevano rinfrescarsi, cambiarsi d’abito o pulire le scarpe prima di andare a colloquio con i membri della famiglia Balbi. I viaggi in carrozza in passato su strade sterrate e polverose non erano sicuramente così confortevoli come al giorno d’oggi.
Nella stanza in cui i figli dei Marchesi Balbi venivano istruiti da tutori e ricevevano lezioni di musica c’è un mobile con diversi libri antichi. Alcuni di questi risalgono al 1400, altri sono invece dei libri mastri del 1789 in cui gli amministratori del castello e dell’azienda agricola annotavano tutte le spese e le entrate.
Su una parete spicca un quadro che raffigura Napoleone Bonaparte. I Balbi finanziarono alcune campagne militari di Napoleone come quella combattuta nella vicina Marengo il 14/06/1800 e che vide prevalere i Francesi sugli Austriaci.
Oltre che un legame d’affari, c’era un sincero rapporto d’amicizia tra la famiglia Balbi e l’imperatore francese; infatti, alla sua morte, le pareti esterne del castello furono dipinte di nero in segno di partecipazione al lutto. Ancora adesso si notano in diversi punti tracce di questa pittura nera.
La visita del Castello di Piovera prosegue poi nelle due stanze da letto della marchesa e del marchese. Nella prima, oltre alla trapunta originale del 1800, si nota una sorta di armadio che in realtà cela un passaggio segreto che metteva in comunicazione le due stanze ma che all’occorrenza poteva essere usato per far entrare in camera eventuali ospiti con una certa discrezione.
Nella stanza del marchese, più ampia rispetto a quella della marchesa e dotata di salottino, trova posto anche un “boudoir”. Solitamente questa piccola stanza privata era tipica della signore e veniva usata come spogliatoio ed era di gran moda nel XVIII secolo. In questo caso apparteneva al marchese ed era collegata al suo bagno privato. Tutti i bagni che abbiamo visto durante la visita al Castello di Piovera sono ancora quelli originali e funzionanti, oltre che frutto di un restauro recente.
In un’ampio ed elegante salotto la guida ci fa notare, sopra un possente camino del 1700 ancora funzionante, lo stemma nobiliare dei Balbi che raffigura tre pesci barbi. Il Barbus Barbus è un pesce d’acqua dolce che ha come caratteristica alcuni barbigli su un labbro. Il nome della famiglia Balbi deriva dunque da una storpiatura del nome del pesce.
Attira la nostra attenzione anche una bocchetta che faceva parte dell’innovativo sistema di riscaldamento del castello voluto dalla famiglia Balbi. Un grossa caldaia a carbone ed un impianto posizionato in quest’ala del castello permettevano di ricaldare un poco le stanze in cui viveva il marchese e la sua famiglia. Ovviamente non si raggiungevano le temperature che ci sono adesso nelle nostre case perchè c’era notevole dispersione ma la temperatura meno rigida rispetto ad altre residenze dell’epoca ha anche permesso di conservare meglio gli interni e gli arredi del Castello di Piovera riducendo i danni dell’umidità. L’altra ala del castello ed altri ambienti erano invece riscaldati con stufe singole a legna o carbone.
In questa sala sono degne di nota le belle vetrate artistiche in vetro di Murano con disegni circolare affiancati (quasi un fondo di bottiglia). Questa decorazione è un omaggio alla città di Venezia perché questo tipo di vetrate si ritrova anche al Palazzo Ducale di Venezia.
Entriamo nell’ambiente più caro al Conte Niccolò Calvi di Bergolo: la piccola biblioteca. Sugli scaffali sono custodite raccolte di varie riviste italiane e straniere dal 1850 al 1950 che trattavano di mode, eventi culturali, aspetti economici e sociali; erano uno spaccato di vita di un determinato anno. Come dice il Conte Calvi di Bergolo: qui rivive la storia.
La guida ci racconta che le massicce porte lignee tra la biblioteca e la sala successiva sono oggetto di studio perchè hanno una datazione diversa ed antecedente alle altre porte del castello. Si presume che possano risalire al periodo dei templari anche per via delle decorazioni sui pannelli.
Mi ha molto incuriosita la stanza ottagonale presente nella parte centrale del castello, quella più antica insieme all’ala destra. Elisa narra che, entrando in questa stanza, le persone percepiscono strane sensazioni ed energie. C’è chi ha la sensazione che il pavimento converga verso il centro della stanza seppure sia perfettamente in piano, chi ha giramenti di testa, chi avverte strane presenze, chi sente freddo e brividi … Questa è la stanza più misteriosa dell’intero Castello di Piovera, magari queste strane sensazioni sono solo dovute alla sua particolare forma oppure alla presenza di una sorgente sotterranea posta proprio qui sotto.
Tutti questi fenomeni paranormali non fanno che accrescere il fascino del castello.
La stanza ottagonale è poi diventata la sala da pranzo della famiglia Balbi, al centro troneggia un tavolo con un bel servizio di porcellane mentre alle pareti vi sono appesi diversi trofei di caccia. Una struttura in legno nasconde un passaggio che permetteva alla servitù di accedere direttamente alla cucina e c’era anche una sorta di montacarichi che veniva usato per portare le pietanze al piano. Anche qui ci sono le vetrate artistiche in vetro di Murano simili a quelle viste in precedenza.
Continuiamo la visita guidata nelle ultime stanze poi la guida si congeda da noi spiegandoci come proseguire liberamente la visita ed il programma dei concerti Echoes 2023 che inizieranno da li a poco.
Seguendo i cartelli “percorso di visita” salgo prima al piano superiore dove negli ambienti dei domestici e della servitù sono esposte varie collezioni di oggetti, invenzioni, vinili, giocattoli antichi e fossili.
Successivamente scendo nelle cantine, poste sotto l’ala sinistra del castello, tra antiche botti e torchi ed attrezzi tipici dell’attività enologica. Le prigioni del 1700 furono poi trasformate, con il passaggio da fortezza a dimora, nelle cantine in cui si produceva ed invecchiava il vino coltivato nei vigneti della vicina azienda agricola.
Poi esploro alcuni edifici nel parco del Castello di Piovera come l’Orangerie, l’intrigante collezione di radici di piante ed un edificio in cui è stato ricavato un Museo degli antichi mestieri con una ricca collezione di svariati oggetti.
In passato questo ed altri edifici erano case abitate dai contadini e divennero poi i granai. In un salone sono conservate un cospicuo numero di radici di alberi che sono state rinvenute e raccolte dal Conte Niccolò Calvi di Bergolo e dal suocero sia in Italia che all’estero per le loro originali forme. Alcune sono grezze, altre invece sono state incerate.
Gli utensili custoditi nel Museo degli antichi mestieri raccontano le attività che si svolgevano quotidianamente nell’azienda agricola del Castello di Piovera ma anche nella vita di tutti i giorni. Ci sono rastrelli, seghe, attrezzi da falegname e da fabbro, strumenti per fare le scope di saggina, bardature per cavalli e gioghi per bovini ma anche ferri usati dal veterinario che si occupava degli animali della tenuta. Il loro numero e la varietà sono impressionanti. Il museo è un piccolo mondo antico di inestimabile valore.
Come per le riviste conservate nella biblioteca, anche qui rivive la storia.
Faccio un ultimo giro ad ascoltare le battute finali del concerto del Trio Smetana che sta suonando nell’Antica Rimessa del castello e poi ritorno a casa. E’ stato un pomeriggio intenso ma che ha lasciato il segno.
Degli antichi castelli mi incuriosisce la vita che hanno visto passare e che in parte trattengono ancora. Chissà quanti sogni sono rimasti sulle torri.
[Fabrizio Caramagna]
Gli eventi al Castello di Piovera
Oltre che eventi aziendali e privati come feste, matrimoni, battesimi …ecc, il castello ospita periodicamente anche eventi di carattere musicale, culturale, artistico, florovivaistico e di intrattenimento in generale. Sul calendario che trovate nel sito ufficiale, come pure nella pagina Facebook, potete visionare il ricco programma eventi per l’anno in corso.
Ad aprile e maggio si sono svolti un paio di eventi in costume come il Gran Ballo Ottocentesco ed un allegro picnic in stile inizio XX secolo. Nel primo evento il gruppo storico Ventaglio d’Argento con i suoi personaggi in meravigliosi e fiabeschi abiti ottocenteschi ha accompagnato i visitatori e poi si è esibito nel gran ballo finale nel salone dei ricevimenti. Ho visto alcune foto su IG e sono rimasta affascinata dalla bellezza degli abiti e dall’eleganza del gruppo storico.
Il Castello di Piovera è inoltre fattoria didattica riconosciuta dalla Regione Piemonte ed organizza anche visite ed attività per scolaresche.
Altre esperienze al Castello di Piovera e nel parco
Oltre a rilassanti passeggiate nel parco del castello di 20 ettari tra alberi secolari e rogge, è possibile partecipare ad attività di ricerca tarufi accompagnati da esperti trifulau e dagli inseparabili cani oppure noleggiare bici muscolari od elettriche per pedalare nel parco o nei dintorni o ancora perlustrare la zona a bordo di un’auto d’epoca. Nel parco c’è anche un’area con panche e tavoli per consumare il picnic libero.
Inoltre sopra l’Orangerie sono collocate un paio di eleganti suite per chi volesse soggiornare nella struttura con magnifica viste sul parco ed il Castello di Piovera.
Cos’altro vedere a Piovera e dintorni
- vicino al palazzo che ospita il Municipio in Piazza S. Giovanni ci sono i resti di un arco in mattoni che in reltà era l’antico ponte levatoio che faceva parte della cinta muraria e permettava di accedere al borgo medievale. In epoche più recenti l’arco è stato modificato con l’aggiunta di lastre in marmo con iscrizioni e trasformato in un monumento ai caduti delle guerre.
- Oratorio della Confraternita di S. Giovanni Battista (1650/1750) nell’omonima piazza
- Area naturalistica ed area protetta: per maggiori info sulla “Zona speciale di conservazione confluenza Po-Sesia-Tanaro” consiglio di consultare il sito web dell’ente Parco Piemontese http://www.parcopopiemontese.it/zsc-confluenza-po-sesia-tanaro.php
- A circa 13km di distanza si trova il Museo Marengo che racconta la storia della celebre battaglia tra le truppe Napoleoniche e quelle austriache che si combatté in queste zone durante la “campagna d’Italia” del 1800. Il museo è visitabile il vaneredi, sabato e domenica dalle 15 alle 19. Dal 1 maggio 2023 il Museo Margengo è chiuso per lavori fino a data da destinarsi.
Indirizzo del Castello di Piovera
- coordinate Castello di Piovera: N 44° 57′ 39.345”E 8° 44′ 13.164”
- indirizzo: Via Balbi 2, 15040 Piovera (Al)
- parcheggi: in Piazza San Michele vicino al castello ci sono alcuni parcheggi, altri posti sono disponibili in Piazza San Giovanni 4 (vicino al Municipio), infine in Via Caduti di Nassirya vi sono altri posti auto. I parcheggi sono tutti situati a meno di 5 minuti a piedi dal castello.
Come raggiungere Piovera
- in auto: il casello autostradale più vicino è quello di Alessandria est sull’autostrada A21/E70 che dista poco più di 6km dal Castello di Piovera
- in treno: la stazione ferroviaria più vicina è quella di Alessandria, per raggiungere Piovera occorre poi spostarsi con l’autobus 9 della linea Alessandria-Sale-Voghera che però effettua poche corse oppure in taxi. Non è purtroppo il sistema più comodo per raggiungere il castello.
Note
- nelle sale oggetto di visita guidata non è permesso scattare foto, in tutti gli altri ambienti è invece possibile
- cani: l’accesso è consentito purché siano condotti al guinzaglio
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright GIRINGIRO
[Ultimo aggiornamento: 12/03/2024]
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