L’escursione ad anello da Pratorotondo alla Torbiera del Laione nel Parco Naturale Regionale del Beigua in Liguria è stata una delle ultime che abbiamo percorso nell’autunno 2022.
L’ultima domenica di ottobre mi (anzi “ci” perchè mi ha accompagnata Daisy) ha regalato una magnifica e tiepida giornata ma, soprattutto, quest’escursione ad anello molto varia che è stata anche una novità perchè, pur essendo già state alcune volte nel Parco del Beigua non l’avevamo ancora provata.
Perchè scegliere quest’escursione nel Parco del Beigua:
- per la varietà dei paesaggi dai forti contrasti e le belle viste sul golfo ligure
- per l’aspetto geologico, il Parco del Beigua è uno dei Geoparchi mondiali dell’Unesco
- per l’ambiente unico e di origini antichissime in cui vivono diverse specie di rettili ed anfibi
- per i ritrovamenti archeologici
- perchè è un’escursione non particolarmente lunga e con poca pendenza, fattibile con un minimo di allenamento
Un aspetto da migliorare
I segnavia non sono così evidenti e distribuiti in modo uniforme lungo l’anello da Pratorotondo alla Torbiera del Laione. Per esempio nel pianoro dei blockfield ho visto in vari punti la croce gialla piena, anche su sassi abbastanza vicini ma, in quello successivo, ho notato molti meno segnavia con tre bolli gialli pieni. In un paio di punti che vi segnalo della descrizione qui sotto non è così evidente capire quale direzione prendere.
Per non perdere l’orientamento oltre che tempo, consiglio di scaricare la traccia GPS e/o dotarsi di una tradizionale mappa cartacea.
Guardare la bellezza della natura è il primo passo per purificare la mente.
(Amit Ray)
Dati tecnici
- Partenza ed arrivo: piazzale presso Rifugio Pratorotondo, detto anche Pra Riondo (1.110m s.l.m.)
- Tappe intermedie: Torbiera del Laione (989m s.l.m.)
- Tipologia escursione: giro ad anello
- Lunghezza totale percorso: circa 9 km
- Ascesa complessiva: 250m (altitudine cumulativa)
- Tempo percorrenza: circa 3 ore e 1/2
- Difficoltà: E (escursionistico)
- Segnavia: simbolo bianco/rosso dell’Alta Via dei Monti Liguri (AV) poi croce gialla piena ed infine tre bolli gialli pieni
- Carta/mappe: carta escursionistica ufficiale del Parco del Beigua, scala 1:25.000, anno 2024
- Note: consiglio abbigliamento e calzature adeguati alle escursioni in montagna e di verificare le condizioni meteo prima di partire. Il percorso non è adatto a bambini piccoli o ai passeggini, è necessario dotarsi di zaino portabimbi. In alcuni punti occorre guadare picccoli rii o camminare in zone umide, meglio optare per scarponi con membrana impermeabile
- Copertura cellulare: con gli operatori Fastweb e CoopVoce la copertura non era ottimale in alcuni punti
- Disclaimer: https://giringiro.eu/utility/disclaimer-dichiarazione-di-non-responsabilita/ , leggere in particolare gli articoli 3-4-6-8-10
Descrizione dell’itinerario Pratorotondo/Laione
Arriviamo poco dopo le 9 al Rifugio Pratorotondo nel Parco del Beigua, ci sono già alcune macchine nel parcheggio perché è un’ottima annata per i funghi e questi sono anche gli ultimi giorni di apertura del rifugio prima della chiusura per ferie. Solitamente preferisco camminare da queste parti nei giorni infrasettimanali perché c’è più tranquillità ma quest’anno ha fatto caldo fino a pochi giorni prima. Inoltre questo è probabilmente l’ultimo fine settimana per poter godere di tempo asciutto poi inizieranno le agognate piogge.
Presso il rifugio è attivo il punto informativo del Parco Beigua “Bruno Bacoccoli”, è aperto il sabato e la domenica da giugno a settembre e su prenotazione per scolaresche o gruppi.
Giusto il tempo di gustare un caffè presso il bar e poi partiamo. Dai discorsi della titolare con alcuni avventori capisco che oggi tutti i tavoli sono prenotati, per me e Daisy ho ho previsto il pranzo al sacco. Davanti al Rifugio Pratorotondo, in prossimità di una sbarra, imbocchiamo la strada sterrata in falsopiano in direzione del Passo del Faiallo (segnavia AV). Questo tratto fino al primo bivio lo percorriamo insieme a Marco Ferrando, fotografo professionista e trekker, che sta percorrendo un tratto dell’Alta Via dei Monti liguri in solitaria.
La giornata è splendida sia come temperatura che come umidità e le visuali sul sottostante Mar Ligure ed i paesi sono strepitose. Dietro di noi ci sono altri escursionisti e famiglie con bambini vocianti, Daisy è inizialmente un po’ distratta dai giochi e dalle grida dei bambini. Aumento l’andatura per tenerli a distanza e lei comincia a concentrarsi sui numerosi odori lungo lo sterrato non prestando più attenzione a chi è dietro di noi.
Alcuni tratti del percorso presentano parti con ciotoli e sono fiancheggiati dalle serpentiniti, le tipiche rocce del Geoparco del Beigua.
Passiamo in prossimità della Casa della Miniera, ora bivacco incustodito per escursionisti e gestito dal Gruppo Alpini di Cogoleto, in passato però fu il riparo dei minatori che lavoravano in una miniera di ferro in zona poi dismessa. Dalla terrazza panoramica si può ammirare un bel panorama che spazia da Genova (est) fino a Savona (ovest). Nelle giornate con cielo terso e senza foschia grazie al vento di tramontana si può vedere anche la Corsica in lontananza. Arrivati alla palina (1,6km da Pratorotondo) che indica la direzione per Pianpaludo ci separiamo. Daisy ed io proseguiamo in questa direzione seguendo il segnavia a forma di croce gialla, Marco invece prosegue il suo cammino verso il Passo del Faiallo.
Davanti a noi si apre il verdeggiante pianoro sul quale si distingue chiaramente il sentiero da percorrere. I segnavia sono ben visibili su alcune pietre. Sulla destra non posso fare a meno di notare una specie di “cascata” di blocchi di pietre che si sono distaccati nel corso dei secoli dalle cime della zona (Bric Resonau e Damé) e sono rotolati qui. Questa zona, chiamata Pian del Fretto (in alcune mappe è indicata come Prato Ferretto), era una zona umida che ospitava varie specie floreali ma anche anfibi ed uccelli ma dagli anni 2000 in avanti si è sempre più ridotta.
I “blockfield” o campi di pietre sono quello che rimane del crioclastismo ossia un fenomeno di disgregazione delle pietre. L’acqua diventando ghiaccio aumenta di volume e provoca delle fessurazioni nelle rocce, finendo con il frantumarle e farle cadere verso le zone pianeggianti e creando i blocchi che vediamo in questo punto. E’ un fenomeno che si è generato con il passare dei secoli e dimostra come in questa zona, migliaia di anni fa, ci fossero temperature ben più basse rispetto a quelle attuali. I blockfield, anche se in numero ridotto, li ritroveremo anche un po’ più avanti.
Daisy sembra gradire particolarmente questo tratto ed accelera l’andatura. Nessuno degli altri escursionisti ha deviato su questo itinerario e ce lo possiamo godere in solitaria. Il sentiero in leggera discesa punta in direzione di Piampaludo e segue il corso del rio della Serra. Come al solito ho portato una bottiglia da 1lt e mezzo di acqua per il cane, oltre alla mia, non sapendo bene se avrei trovato fonti per abbeverlo. In realtà durante il percorso non ho avuto problemi di questo tipo perchè abbiamo attraversato o fiancheggiato alcuni rii con acqua fresca e corrente, pur essendo stata una stagione molto secca.
La zona prativa termina e ci addentriamo in un bosco di faggi e castagneti, dapprima molto rado e poi più fitto. Il fondo è asciutto e completamente ricoperto di fogliame, l’unico rumore che si sente è il crepitio delle foglie schiacciate dai nostri passi. Sembra quasi musica in alcuni punti, sinfonia della natura!
Arriviamo ad un bivio a circa 3,15km dalla partenza. Sulla destra si prosegue per Piampaludo (con una breve deviazione si arriva al Lago della Biscia) ma noi teniamo la sinistra, seguendo il segnavia con tre cerchi gialli pieni. Questo è uno dei punti in cui il percorso da seguire non è subito evidente perchè il nuovo segnavia è un po’ sbiadito.
Questo tratto in quasi costante e leggera pendenza, a parte qualche lieve salita, si snoda in una faggeta, guada il rio Zerbetto ed arriva in prossimità della cascina Buschiazzi anche nota con il nome di “Casa del Che” (4,23km dalla partenza). Proseguiamo nella direzione indicata dal segnavia con i tre bolli gialli e scendiamo nella faggeta.
Dopo un centinaio di metri, forse anche a causa del taglio di diverse piante e dalla presenza insolita per la stagione di numerose foglie sugli alberi che nascondono i tronchi e ricoprono i sassi a terra, non trovo più altre indicazioni. Daisy ed io facciamo un po’ di giri a vuoto, cerco il segnavia sulle pietre e sulle cortecce degli alberi ma non riesco a scorgerlo. Finalmente, dopo qualche avanti ed indietro infruttuoso, riesco a trovare i tre bolli gialli in alto sul tronco di una pianta e proseguiamo in quella direzione che si rivelerà quella giusta.
Attraversiamo il rio Nido passando sopra ad alcuni piccoli tronchi che fungono da ponte e, poco più avanti, ci ritroviamo nel “percorso archeologico” che è anche un vero e proprio itinerario a sé stante del parco. In quest’area sono state disposte le riproduzioni di cinque grossi blocchi in pietra ofiolitica che sono stati rinvenuti nel Parco del Beigua e sulle cui superfici si possono ammirare vari graffiti sia di epoche preistoriche che successive. Questi ritrovamenti dimostrano che queste zone erano abitate fin dai tempi più remoti. Alcuni pannelli posti vicino ai calchi forniscono alcune spiegazioni.
Le copie delle pietre incise del sentiero archeologico del Beigua sono cinque:
- roccia del dolmen (ved. foto)
- la grande roccia
- la roccia dell’orologio
- la pietra scritta, l’esempio più significativo fra tutti (ved. foto)
- le rocce incise a polissoir
In realtà quelle rinvenute sono di numero maggiore ma gli archeologi hanno deciso di riprodurre ed esporre solo i calchi delle cinque pietre incise più rilevanti dal punto di vista antropologico ed archeologico. Più sotto trovate qualche informazione supplementare.
Il sentiero archeologico termina sulla strada asfaltata SP57 Piampaludo-Pratorotondo. Svoltiamo a sinistra e dopo circa 300 metri arriviamo alla Torbiera del Laione.
Purtroppo in questo momento, vista anche la quasi totale assenza di piogge per molti mesi del 2022, la torbiera è completamente asciutta e trasformata in una specie di prato secco. In primavera è invece uno stagno, un’oasi di biodiversità in cui vivono diverse specie di anfibi, rettili e piante. La Torbiera del Laione è un luogo protetto dall’elevato valore naturalistico ed ambientale, appositi cartelli ricordano che è vietato entrare nel recinto della torbiera.
Proseguiamo su asfalto verso sud e, poco dopo il ponte sul torrente Nido, imbocchiamo il sentiero sulla destra che reca il simbolo dei tre bolli gialli pieni e che si addentra nel bosco. Transitiamo vicino all’antico cascinale Cian du Ni ed al suo faggio enorme e successivamente nella zona detta Costa del Cavalletto. Il percorso è totalmente in salita, a tratti anche leggermente ripida. Dai 989 metri di quota della Torbiera del Laione arriviamo fino ai 1.153 metri del bricco che è anche il punto più alto dell’escursione odierna poi scendiamo sul versante opposto. Dopo un brevissimo tratto in mezzo ad un pianoro, sbuchiamo nuovamente sulla strada asfaltata. Svoltiamo a sinistra e scendiamo verso il rifugio chiudendo così l’anello escursionistico Pratorotondo/Laione.
Negli ultimi 800 metri su asfalto incrociamo diverse autovetture ed anche alcune moto con persone che hanno deciso di salire quassù per trascorrere la domenica pomeriggio al rifugio o nei prati vicini.
Siamo partite relativamente presto ma tra le soste per foto, la pausa pranzo al sacco ed un po’ di tempo perso per ritrovare il segnavia, è già primo pomeriggio di una magnifica e soleggiata domenica di fine ottobre. Ciao Parco Beigua, arrivederci alla prossima escursione.
Annotazioni
-
il regolamento del Parco del Beigua impone che i cani siano condotti al guinzaglio; Daisy è stata abituata fin da piccola a percorrere anche lunghi tratti al guinzaglio e non da problemi. Sicuramente, se le chiedessi un parere, preferirebbe scorazzare libera ma dove è vietato farlo la teniamo al guinzaglio. Lungo il percorso abbiamo incrociato almeno un paio di cani liberi ma, fortunatamente, erano abbastanza socievoli.
-
trattandosi di un parco naturalistico e pure geosito, è bene dare un’occhiata al regolamento vigente ed attenersi alle disposizioni relative alle norme di comportamento
- in alcuni punti sono dislocate delle paline con numeri per rendere più agevoli le chiamate al numero unico per le emergenze 112 ed individuare l’area in cui è necessario intervenire
- per quanto riguarda il periodo più indicato, personalmente preferisco camminare nel Parco del Beigua in primavera (talvolta anche a fine inverno se il meteo lo consente) ed autunno. In estate le temperature possono essere troppo elevate, soprattutto portando il cane, ed in inverno non è infrequente che nevichi, anche copiosamente, o ci sia ghiaccio.
Traccia GPX
Nel mio spazio sul sito Wikiloc potete scaricare liberamente la traccia GPX di questo percorso con i relativi waypoint ossia i punti di passaggio significativi ->
Curiosità
- blockstream e blockfield : i primi sono dei fiumi di pietre di forma allungata mentre i secondi sono i campi di pietre ed hanno una forma un po’ più tozza e si trovano soprattutto in zone pianeggianti. Entrambi sono presenti in varie aree del Beigua Unesco Global Geopark.
- le pietre incise sono rocce ofiolitiche, pressochè inalterate nei corso dei secoli. Sono state incise tirando e spostando l’oggetto appuntito sulla superficie e non battendolo. Il significato dei numerosi segni individuabili su queste pietre come fessurazioni, croci, coppelle, dischi solari, croci e molti altri è sconosciuto. Tuttavia testimonia come questi luoghi, visto il discreto numero di pietre trovate nel Parco del Beigua, fossero frequentati o abitati fin dal neolitico (dall’8000 a.C. al 3500 a.C. circa) e nelle successive età del bronzo e del ferro (dal 3400 a.C. al 1 a.C.). Taluni segni fanno ipotizzare che il Monte Beigua fosse una montagna sacra per le popolazioni della zona. I calchi sono cinque ma le pietre ritrovate sono in numero maggiore e probabilmente molte altre restano ancora da individuare. Nel 2020 alcuni escursionisti hanno casualmente individuato nuove incisioni che sono state segnalate all’ente Parco Beigua e all’istituto ligure che si occupa di studiare questi ritrovamenti archeologici.
Link utili
- Meteo Parco del Beigua e dintorni: http://www.parcobeigua.it/meteo.php oppure Sito Aeronautica Militare
- Alta Via Info (per chi decidesse di intraprendere l’Alta Via in solitaria: https://www.altaviainfoh24.com/
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright GIRINGIRO
Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo sui tuoi canali social ed usa l’hashtag #giringiroblog oppure taggami con @giringiroblog. Vuoi invece lasciare una tua opinione, un suggerimento o chiedere qualche informazione supplementare? Scrivimi tramite l’apposito modulo dei commenti a fondo pagina. Grazie