Oggi andremo a visitare insieme la piccola chiesa romanica di San Giovanni Battista al Piano, situata dentro al recinto del cimitero di Lerma in provincia di Alessandria. Siamo di nuovo nella mia zona, l’Alto Monferrato, sui primi rilievi appenninici che dividono Piemonte e Liguria.
Il nucleo antico di Lerma era stato costruito sulla sommità di una rocca in tufo a presidio del sottostante fiume Piota e della strada di accesso. Era una posizione molto strategica.
Appena saliti a Lerma è la possente mole del Castello Spinola a colpire subito l’occhio del visitatore. In realtà il borgo merita una sosta anche per vedere il tipico “ricetto” che si affaccia verso il fiume, la Parrocchia di San Giovanni Battista e poi la pieve romanica presso il cimitero.
La pieve di San Giovanni Battista al Piano viene utilizzata ed aperta al pubblico solo il 2 novembre di ogni anno per la commemorazione dei defunti ed in alcune altre giornate particolari.
L’avevo visitata a fine estate 2020 grazie al Comitato FAI di Lerma ed ai suoi volontari. Il racconto che segue è frutto degli appunti che avevo preso in occasione di quella interessante visita.
La Chiesa di San Giovanni al Piano di Lerma è uno tra i più antichi esempi di architettura religiosa della nostra zona rimasti fino ai giorni nostri. Una delle tante perle del nostro territorio che ho potuto scoprire grazie al lavoro del FAI, dei gruppi e comitati territoriali e dei volontari di questa associazione che tutela il patrimonio italiano.
La pieve
Non ci sono documenti certi che attestino la data della sua costruzione, indicativamente dovrebbe essere stata eretta nell’XI secolo.
Inizialmente questa era la chiesa parrocchiale del piccolo borgo di Lerma ma nel 1500 perse questa funzione con la costruzione della più ampia Chiesa di San Giovanni Battista vicino al Castello Spinola.
La prima cosa che colpisce di questa piccola chiesa è l’aspetto esterno attuale. Quando si parla di edificio in stile romanico si pensa ad una costruzione in pietra o mattoni, purtroppo, nel 1994 l’amministrazione comunale decise di sua iniziativa di intonacare completamente l’esterno della chiesa, coprendo così la muratura originale. Vennero anche effettuati lavori di consolidamento della struttura e del tetto.
Vicino alla porta è presente una foto in cui è possibile vedere come si presentava la pieve di San Giovanni Battista al Piano prima del 1994.
L’intonacatura ha causato anche la chiusura di alcune finestre presenti sulla muratura. Già nel 1500 la chiesa aveva subito una parziale riedificazione di buona parte della facciata e della parete a sud perché, a causa di una violenta alluvione, erano andate quasi completamente distrutte. Ad una trentina di metri di distanza dalla facciata della chiesa scorre infatti il Torrente Piota.
Il rifacimento del 1500 e poi l’intonacatura in tempi più recenti hanno così inevitabilmente alterato l’aspetto esterno della pieve, rendendo difficoltosa la comprensione del suo impianto costruttivo originale.
La guida ci ha fatto vedere una vecchia foto della pieve che mostra la sua struttura prima dei lavori di restauro del 1994, si nota la muratura molto rudimentale con pietre di fiume e mattoni, tenuti assieme da un’amalgama di calce e sabbia.
Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, ed il comitato FAI Lerma si sono posti come obiettivo la rimozione di tutta o almeno una buona parte dell’intonacatura per far si che l’intera muratura o anche solo porzioni di essa possano essere riportate alla luce svelando i tratti romanici di questo edificio.
A tal proposito la pieve era stata inserita nell’elenco dei luoghi del cuore FAI 2020 votabili nel 2020.
La struttura e l’esterno
Questa chiesa pur piccola presenta alcuni spunti interessanti. Il campanile è uno dei rari campanili a pianta triangolare presenti in queste zone del basso Piemonte, mentre per esempio si trovano alcuni esemplari di questo tipo nel finalese in Liguria. Una spiegazione potrebbe essere che l’insieme di operai che lavorarono alla sua costruzione fosse originario di quelle zone della Liguria. D’altronde la stessa famiglia Spinola che edificò il Castello di Lerma era originaria di quelle parti. Il forte legame tra queste terre e la Liguria è dunque visibile anche in questo piccolo edificio.
Sotto alle grondaie sono ancora visibili gli archetti ogivali ciechi in mattoni che probabilmente risalgono alla costruzione originaria. Fortunatamente con il rifacimento del tetto non sono andati perduti.
Sulla semplice facciata a capanna rivolta ad ovest spicca, a destra del portone, un affresco grossolano del 1512 raffigurante San Cristoforo. A settembre 2020 è iniziato il suo restauro, cominciando prima dal consolidamento della parte inferiore che si stava sgretolando. Successivamente i restauratori daranno nuova vita all’affresco, evitando però ricostruzioni fantasiose delle parti ormai perdute dell’opera. Il Santo è da sempre considerato il protettore dei barcaioli, dei pellegrini e dei viandanti. Nelle vicinanze della pieve c’era un guado sul Torrente Piota e per questo motivo era stato scelto di raffigurare San Cristoforo.
Attorno al portone di ingresso, anch’esso appena restaurato, si intravede un arco a sesto acuto che è tipicamente gotico. Essendo la chiesa romanica avrebbe dovuto essere un arco a tutto sesto. Se ne deduce che l’arco sia stato costruito successivamente alla pieve. L’arco gotico è stato poi parzialmente tamponato nel 1500 quando è stata ricostruita la facciata. A quel periodo risale anche la porta attuale che, presumibilmente, è di dimensioni più ridotte rispetto a quella originale di epoca romanica.
Interno e raffigurazioni pittoriche
L’interno è semplice ad una sola navata con abside semicircolare sul fondo. Il tetto a due falde è sorretto da capriate lignee che disturbano un poco la visuale degli antichi affreschi. Si pensa che le pareti interne, l’abside e la controfacciata fossero tutte completamente affrescate, oggigiorno solo una parte dei dipinti sono sopravvissuti.
Gli affreschi sulla parete laterale a nord e quelli dell’abside presentano alcune differenze stilistiche e fanno pensare che siano stati dipinti in due epoche diverse e da due differenti maestri.
Lo stile delle figure nel catino absidale è piuttosto arcaico e rievoca le pitture paleocristiane, questi affreschi sembrano antecedenti a quelli della parete settentrionale che invece presentano dei canoni tipici del Rinascimento.
Gli affreschi della Passione di Cristo denotano dunque che il pittore e la sua bottega avevano competenze tecniche superiori rispetto a chi aveva dipinto l’abside. Le figure non sono così statiche come le altre, c’è un abbozzo di veduta prospettica.
Al centro della volta absidale si staglia la figura del Cristo Pantocratore. Tiene la mano destra alzata in segno di benedizione ed è racchiuso in una mandorla, simbolo della fecondità. Il mandorlo è infatti il primo albero che fiorisce dopo l’inverno. Il Cristo è circondato da quattro simboli che raffigurano gli evangelisti. Da sinistra verso destra si notano il leone (San Marco), l’aquila (San Giovanni), l’angelo o uomo alato (San Matteo) ed il bue alato (San Luca). Queste immagini sono circondate dai busti di dodici profeti adornate da una sorta di decorazione a nastro con scritte latine.
Nella parte inferiore dell’abside semicircolare spiccano le figure di sei Santi, al centro si nota San Giovanni Battista. Gli altri santi raffigurati sono San Pietro e San Michele Arcangelo, San Benedetto e San Giacobbe, San Lorenzo.
L’esecuzione di questi affreschi è attribuita ad un pittore il cui vero nome è sconosciuto. Sappiamo peò che veniva chiamato “il maestro di Lerma” e che esercitò la sua opera anche in altri paesi dei dintorni.
In questa chiesa così angusta, il catino absidale funge da presbiterio.
Nell’abside troviamo affreschi che raffigurano immagini più tradizionali come Santi, Profeti, Evangelisti perché era destinato al clero officiante. Sulla parete ci sono invece immagini della Passione di Cristo, più semplici e facilmente interpretabili dai fedeli che erano in buona parte analfabeti.
Sul lato destro dell’abside richiamano l’attenzione sia un bell’affresco della Madonna in trono con il Bambino in braccio che una piccola figura femminile inginocchiata nell’intento di pregare. Non è certo cosa rappresentasse questa semplice immagine. Secondo alcune fonti forse raffigura la donna che aveva il compito di preparare il pasto per i pittori all’opera nella pieve.
Più verosimilmente ritrae una benefattrice o una nobildonna come per esempio Anna d’Alençon (1492/1562), Marchesa del Monferrato. La collana ed il tipo di acconciatura sembrano avvalorare questa seconda ipotesi.
Sulla parete a nord sedici grossi riquadri rappresentano vari episodi della passione di Cristo e ricoprono una superficie di circa 55 metri quadrati. Le stazioni della Via Crucis sono disposte su due file, si leggono da sinistra a destra e dall’alto verso il basso.
Questi affreschi sono una sorta di libro aperto. L’intento del pittore era appunto quello di narrare e far comprendere la passione di Cristo alla popolazione utilizzando immagini colorate e con tante figure in movimento in modo da attirare l’attenzione dei fedeli.
Alcune sono ben conservate mentre altre sono state purtroppo danneggiate dall’umidità e dai lavori di ristrutturazione del tetto. Si riconoscono chiaramente l’Ultima Cena, Gesù innanzi al tribunale, l’incoronazione con la corona di spine, l’Ecce Homo.
Questi affreschi tardo quattrocenteschi sono interessanti perché il pittore ha creato uno spaccato di vita della sua epoca permettendoci di vedere come si vestivano e come erano gli ambienti sul finire del 1400. E’ una sorta di wayback machine.
Da studi effettuati si ipotizza che il ciclo di affreschi della Passione di Cristo sia attribuibile ad un allievo o un seguace di Giovanni Canavesio. Questo pittore quattrocentesco operò molto in Piemonte (sua terra natia) ma anche in Liguria ed in Francia. Alcune similitudini tra gli affreschi della pieve romanica di Lerma ed un’altra famosa Passione di Cristo chiaramente attribuita al Canavesio hanno suffragato questa ipotesi.
Nella controfacciata di San Giovanni Battista al Piano è rimasto solo un affresco raffigurante San Bartolomeo che tiene in mano il coltello del martirio.
Nell’angolo sud-ovest del recinto del cimitero, la guida ci ha fatto notare quello che resta di un bell’arco quattrocentesco. Dal “ricetto” vicino al Castello Spinola scendeva un sentiero tra le case che poi fiancheggiava il torrente Piota ed arrivava fino al cimitero e si concludeva davanti a questo portale di accesso.
In un ultimo ma non per ultimo, questa minuscola chiesa di campagna è dotata di una splendida acustica. La particolare forma ed il metodo costruttivo di San Giovanni Battista al Piano la rendono un’ottima cassa armonica in grado di aumentare i suoni prodotti all’interno.
Come era già successo per la Chiesa di Sant’Innocenzo di Castelletto d’Orba, è stato davvero piacevole scoprire, grazie al FAI ed ai suoi volontari, questo piccolo edificio religioso che rischia di essere dimenticato o comunque poco conosciuto persino da chi abita in queste zone.
Ne approfitto per ringraziare da questa pagina il Comitato FAI di Lerma per le interessanti spiegazioni che ci sono state date in quella giornata.
Quando visitarla
Per visitare la pieve del cimitero è necessario rivolgersi al Comune di Lerma. In alternativa è aperta il 2 novembre di ogni anno oppure in occasione di visite guidate organizzate del Comitato FAI di Lerma.
Come raggiungere Lerma
Il paese di Lerma può essere facilmente raggiunto in auto, moto, bici (magari in e-bike) oppure autobus di linea.
- l’uscita autostradale più vicina è il casello di Ovada posto sull’autostrada A26 e che dista poco oltre 12km. Con Google Maps oppure ViaMichelin è facile calcolare il percorso più corto per raggiungere il paese.
- la stazione ferroviaria più vicina è quella di Ovada, sulla linea Genova-Acqui. Su alcuni treni è possibile caricare le biciclette
- da piazza XX settembre di Ovada parte l’autobus STP (ex Arfea) che porta a Lerma (le partenze non sono frequenti). A Lerma si può poi raggiungere la pieve di San Giovanni Battista al Piano con una breve passeggiata seguendo le indicazioni per il cimitero. Per gli orari rimando al sito STP (Società Trasporti Pubblici) Alessandria che ha acquisito nel 2021 Arfea la storica compagnia della provincia di Alessandria.
Cosa vedere e fare a Lerma e dintorni
- Castello Spinola, ricetto medievale, Parrocchia di San Giovanni Battista (vicino al castello)
- torre dell’Albarola: resti di una torre di avvistamento contro le incursioni saracene, si raggiunge da Lerma con una passeggiata nel verde
- osservatorio astronomico di Lerma: struttura privata e gestita dall’associazione culturale “Alessandra Ferrari e Ilaria Merlo”, si trova in località Costalunga di Lerma. Vengono effettuate visite solo su prenotazione contattando il numero 0143-877187 oppure inviando email a info@osalerma89.it
- effettuare escursioni a piedi nel vicino Parco Naturale Capanne di Marcarolo oppure in bici/mtb/e-bike sulle strade ed i sentieri della zona
Link utili
- FAI (Fondo Ambiente Italiano): https://www.fondoambiente.it/
- Comitato FAI di Lerma: https://www.facebook.com/Comitato-FAI-LERMA-105778017901887
- Comitato culturale “Amici per Lerma”: https://www.facebook.com/Comitato-culturale-Amici-per-Lerma-105778017901887
- Ufficio Turistico di Ovada e dintorni: https://www.facebook.com/visitovada
Approfondimenti
Per avere maggiori informazioni su Lerma, la sua storia ed i suoi edifici storici, vi consiglio di leggere il bell’opuscolo “Guida di Lerma” del 2001 del compianto Prof. Alessandro Laguzzi. Il libretto di 36 pagine fa parte di una serie di guide dell’Accademia Urbense di Ovada. ISSN 1723-4824
buongiorno il link di facebock e https://www.facebook.com/Comitato-culturale-Amici-per-Lerma-105778017901887
Ciao Marco, grazie per il link. Lo aggiungo subito in fondo al post 🙂
Articolo stupendo, illuminante. Voterò immediatamente, perchè meriti di vincere, ci vorrebbero più articoli cosi, nel mondo travel, dove trovi spesso le stesse informazioni, tritte e ritrite. Gran bel lavoro. Lo condivido anche su FB!
Davvero molto interessante il tuo articolo e scoprire questi piccoli luoghi, che molto spesso ignoriamo, ma che sono davvero affascinanti. Fa sempre bene conoscere gli angoli più nascosti del proprio territorio. Stupendo leggere la storia di questa piccola chiesetta, sembra quasi di averla visitata virtualmente 🙂
Molto interessante; scovare queste piccole gemme di arte e cristianità sul nostro territorio è sempre affascinante. Eppure molte di queste sono poco conosciute e spesso abbandonate al degrado e all’incuria. Invece entri dentro e scopri cicli di affreschi dai colori vividi che ti raccontano semplicemente le loro storie: bellissimo
Grazie per quest’articolo veramente esauriente e ricchissimo di informazioni! L’ho letto con molto interesse perché sono affascinata da questo tipo di chiesette, siano romaniche o gotiche. Ne vado letteralmente “a caccia” e la sfida più grande, di solito, è riuscire a trovare chi ha la chiave per aprirne la porta.
E’ interessante come affreschi di impianto molto simile si trovino anche nelle chiesette di questo tipo in Slovenia, con le pareti affrescate che fungevano da “Biblia pauperum”. Invece il campanile triangolare non lo avevo mai visto.
Grazie a te Sara di essere passata a leggere l’articolo 🙂 , in effetti il fatto che il campanile abbia una sezione traingolare mi ha lasciata stupita. Non pensavo ce ne fossero