Il percorso, piuttosto variegato e lungo, parte dai laghi artificiali della Lavagnina e permette di raggiungere la località Eremiti, ai piedi del Monte Tobbio nel basso Piemonte. Ad una prima parte molto facile ne segue un’altra più impegnativa che fiancheggia gorgoglianti torrenti e transita in ambienti caratterizzati da una natura selvaggia ed incontaminata.
I laghi della Lavagnina ed il loro ambiente
Il giro dei laghi della Lavagnina è un classico percorso escursionistico per chi abita nel basso Piemonte. Soprattutto nei fine settimana, anche nella stagione invernale, non è infrequente trovare persone che passeggiano lungo il sentiero che costeggia il lago inferiore della Lavagnina.
Fin da bambina venivo a camminare in queste zone con i miei genitori. Nel corso degli anni, con la creazione del Parco Naturalistico Capanne di Marcarolo, il percorso è stato migliorato, provvisto di segnaletica e pannelli informativi rendendo così l’escursione ai laghi della Lavagnina decisamente più interessante.
Il tragitto dal nuovo parcheggio fino alla diga del secondo lago è una strada bianca con minime pendenze ed è noto anche con il nome di “sentiero natura”. E’ quindi facilmente percorribile anche da chi non ha particolare allenamento anche se non adatta a passeggini o persone con difficoltà motorie.
Nonostante questo primo tratto sia relativamente agevole da percorrere, è necessario prestare comunque attenzione. Nel caso in cui abbiate bambini al seguito, occorre essere vigili perchè il lato verso il lago è scosceso e non ci sono protezioni. Inoltre a volte si possono incontrare cavalli, mountain-bike ed adesso anche le e-bike. I cani, come ricordano i cartelli, vanno tenuti al guinzaglio perché si tratta pur sempre di un Parco Naturalistico. All’inizio del sentiero natura un cartello ricorda le norme di comportamento nell’area del Parco Capanne di Marcarolo.
Alla fine del sentiero natura il percorso prosegue oltre lo sbarramento tra i due laghi della Lavagnina e, diventando decisamente più impegnativo e ricco di saliscendi ed alcuni passaggi esposti, giunge fino alla località Eremiti, ai piedi del Monte Tobbio. Questa seconda parte è dapprima un sentiero in mezzo al bosco poi sbuca su rocce e pietraie inoltrandosi in un paesaggio selvaggio ed a mio avviso molto affascinante.
Nelle strette gole scorrono il torrente Gorzente ed il rio Eremiti che creano cascatelle e graziosi laghetti, alcuni dei quali spiccano per il colore verde brillante. Tra le rocce si nota anche qualche intima spiaggetta. Nella bella stagione è piacevole cercare refrigerio in queste fresche acque anche se scendere sulle rive dei torrenti risulta abbastanza difficoltoso. Solo in pochi punti si può effettuare la discesa senza farsi male.
Nei periodi a ridosso di piogge consistenti è però vivamente sconsigliato sostare nei canyon scavati dai torrenti, sulle spiaggette e sui bordi dei laghi.
Pur trattandosi di due laghi artificiali, il giro dei laghi della Lavagnina è interessante per l’aspetto naturalistico, geomorfologico ed anche storico. Quest’anno, con le abbondanti piogge dell’autunno entrambi gli invasi sono pieni d’acqua. Erano ormai diversi anni che non li vedevo più così ricchi d’acqua come a febbraio 2020. Nell’ultimo decennio a causa dei cambiamenti climatici e della scarsità delle piogge nel periodo estivo il livello si era abbassato notevolmente ed il lago superiore era praticamente interrato.
Lungo il sentiero si incontra una varietà sorprendente di varie specie vegetali, alcune sono tipiche delle zone mediterranee mentre altre si trovano solitamente in climi più freddi. E’ una particolarità della flora del parco. Anche l’aspetto geomorfologico non è da sottovalutare e lungo il “sentiero natura” si notano alcuni cartelli con indicazioni sui vari tipi di rocce presenti.
In queste zone fin dai tempi più remoti si estraeva l’oro. Sia il torrente Gorzente che alimenta i due bacini artificiali che il suo affluente Rio Moncalero erano rinomati per il quantitativo di piccole pepite e pagliuzze d’oro che vi si potevano rinvenire. Prima i Romani poi i Saraceni, successivamente i monaci che si erano stanziati nelle vicinanze ma soprattutto i cercatori d’oro della metà dell’ottocento (anche stranieri) diedero vita ad una vera e propria caccia all’oro.
Nella zona del Rio Moncalero furono scavate anche alcune miniere per la ricerca e l’estrazione del prezioso metallo. Con il trascorrere del tempo però queste zone non si rivelarono così ricche d’oro e le vene si esaurirono in fretta. Tutto terminò tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900.
Le miniere e gli edifici della Lavagnina vennero così abbandonati e la natura cominciò a riprendersi i suoi spazi.
Legata a doppio filo con l’estrazione dell’oro in queste zone come pure nei letti dei fiurmi Orba e Piota, è anche la leggenda della città di Rondinaria. Pare che questo insediamento d’epoca romana fosse stato costruito per ospitare gli schiavi addetti all’estrazione del prezioso metallo. Purtroppo sono giunte ai nostri giorni solo scarse e frammentarie informazioni ma si pensa che la mitica città di Rondinaria fosse situata nelle vicinanze di Silvano d’Orba che, in linea d’aria, dista poco più di 10km dai laghi della Lavagnina.
Quando ero bambina con i miei cuginetti favoleggiavamo su questi ingressi oscuri che si addentravano nelle viscere della terra e che erano ancora parzialmente visibili e soprattutto non transennati. Ogni volta che venivamo a camminare in queste zone facevamo a gara a chi ne scovava di più.
Molte di queste miniere hanno però finito con il crollare oppure essere completamente nascoste dalla rigogliosa vegetazione.
Nel 2019 le miniere M1 e M13 sono state parzialmente ristrutturate e messe in sicurezza e da giugno di quell’anno è possibile visitarle solo su prenotazione e con apposite guide. Le visite guidate, effettuate solo nella bella stagione da metà aprile a metà ottobre, sono condotte dall’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese (ex Parco Naturale Capanne Marcarolo). Oltre che per l’aspetto storico, le miniere della Lavagnina sono molto importanti anche per la salvaguardia della biodiversità. Nel loro interno vivono molte specie tipiche di questi ambienti.
Nei periodi di secca, dal fondo del lago inferiore della Lavagnina emergono alcuni ruderi; sono i resti di una piccola fabbrica per la preparazione dei lingotti d’oro che era stata edificata ai tempi della “febbre dell’oro della Lavagnina”.
Il paesaggio circostante è brullo, quasi selvaggio. Il monte Tobbio, riconoscibile per la chiesetta sulla sua sommità, domina l’area. Il gigante dalla testa pelata a volte si nasconde dietro qualche nuvoletta ma spesso spicca nel cielo terso, quasi ad indicare la direzione da seguire.
La copertura delle rete mobile è praticamente inesistente, sinceramente non mi da affatto fastidio questo aspetto.
A volte penso che se il grande regista Sergio Leone fosse stato portato a vedere questi luoghi se ne sarebbe innamorato e li avrebbe usati come set di un suo film, forse anche Quentin Tarantino.
La prima parte del percorso può essere effettuata in tutti i periodi dell’anno anche se nelle ore pomeridiane estive fa molto caldo. La seconda parte invece, quella più tecnica, andrebbe percorsa in primavera, inizio estate o autunno. Nella stagione invernale c’è il rischio di scivolare sulle rocce in caso di ghiaccio. L’inverno 2019/2020 è stato però abbastanza mite a parte qualche giornata e ci ha permesso di effettuare l’escursione in sicurezza.
In caso di forti piogge nei giorni precedenti l’escursione non è consigliabile avventurarsi lungo il sentiero che fiancheggia il torrente perchè potrebbe straripare.
Nonostante la stagione invernale, sulle rocce abbiamo trovato alcune processionarie. Penso che gli inverni sempre più miti ne favoriscano lo sviluppo e la diffusione. Consiglio di prestare attenzione nel caso in cui lo effettuiate con un cane perchè possono causarne la morte se ingerite, sono anche urticanti per le persone. Inoltre questa zona potrebbe non essere adatta a tutti i cani, la nostra giovane segugia per esempio ha faticato in alcuni passaggi tra le rocce.
Da poco più di un anno non è più possibile arrivare e parcheggiare le autovetture lungo la stretta strada sterrata in prossimità della casa del custode della diga e sono pienamente d’accordo con questa decisione. Nei fine settimana c’è sempre stato molto traffico e le auto venivano parcheggiate nei posti più impensati ed anche pericolosi di questa strada priva di protezioni laterali pur di essere più vicino possibile alla partenza dell’itinerario escursionistico.
In pratica uno sceglieva di andare a camminare in mezzo alla natura ma finiva con il respirare un sacco di polvere e gas di scarico lungo la strada sterrata. Adesso finalmente è tutta un’altra cosa!
Descrizione dell’itinerario dai laghi della Lavagnina ai piedi del Tobbio
Con l’auto arriviamo fino alla sbarra che chiude la strada verso i laghi della lavagnina dove ci sono due parcheggi. Uno è adiacente la strada mentre il secondo è situato pochi metri più in alto. Le aree di sosta sono incustodite e non conviene lasciare oggetti a vista dentro alle autovetture. Nei fine settimana c’è più confusione ed i parcheggi potrebbero essere pieni. Noi, non abitando molto lontano, quando possibile cerchiamo di venire a camminare in queste zone in settimana.
Oltrepassata la sbarra, la strada sterrata segue il corso del torrente, guardando a destra verso lo strapiombo si notano le grosse condutture della centrale idroelettrica ed alcuni percorsi utilizzati per la manutenzione delle strutture. Proseguiamo sulla strada bianca ed arriviamo in breve in vista della casa del custode della diga.
Poco prima della casa sulla destra inizia un sentiero che passa sopra alla diga. Quello è un altro bel percorso che si svolge nella Valle del Rio Moncalero dove c’erano le miniere.
Presso la casa del custode una palina indica l’inizio del sentiero n° 402 che, nella prima parte, costeggia fedelmente il profilo del lago inferiore della Lavagnina. In alcune giornate, complici anche le condizioni meteo si possono scattare belle fotografie con luci molto particolari sia sul lago che verso il Monte Tobbio che spunta tra gli appennini. Lungo questo tratto troviamo alcuni cartelli che forniscono informazioni sulla vegetazione e le conformazioni rocciose ed almeno un paio di piccoli rii in cui Daisy ne approfitta per bere.
Dopo circa 2km dalla casa del custode giungiamo in vista della diga (non percorribile) del secondo lago, ossia il lago superiore della Lavagnina. Un cartello avvisa che ci stiamo addentrando nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo. C’è anche una mappa recente del territorio con le indicazioni di vari percorsi in zona.
Da questo punto il tracciato cambia, si restringe e diventa un vero e proprio sentiero in mezzo alla vegetazione. Fiancheggiamo prima il secondo lago e poi il torrente ma passiamo in buona parte dentro al bosco. Non è infrequente trovare zone umide e qualche sorgente d’acqua. Oltrepassato l’accesso alla spiaggia del secondo lago, che è molto gettonata a Pasquetta e nei fine settimana, raggiungiamo una zona attrezzata con tavoli e panche per fare pic-nic (è vietato accendere fuochi in qualunque stagione).
Il percorso prosegue fino ad un cartello che avvisa di una deviazione causa frana. Seguiamo le indicazioni verso sinistra e saliamo alcuni metri nel bosco e poi scendiamo dalla parte opposta della zona franata. Alcuni gradoni e delle corde aiutano a salire e scendere un più agevolmente. In questo punto il sentiero è piuttosto scivoloso.
Il percorso esce gradualmente dal bosco e diventa sempre più selvaggio, camminiamo fra rocce e sassi. Talvolta saliamo parecchio rispetto al sottostante torrente, in altri punti invece ci ritroviamo a pochi metri di distanza. Il segnavia giallo che si vede su alcuni sassi ci aiuta a non perdere l’orientamento. In questa zona il torrente ha creato diverse pozze d’acqua di un bel colore verde smeraldo. Se come me amate i paesaggi un po’ selvaggi, questo merita sicuramente di esser visto e percorso. Qualche altra piccola frana ci fa rallentare anche perchè Daisy fatica a camminare legata al guinzaglio. Se fosse libera potrebbe scegliere il percorso a lei più congeniale.
Effettuiamo alcune soste in questo tratto più difficoltoso sia per dar modo a Daisy di percorrerlo con i suoi tempi che per scattare alcune foto. In questa giornata infrasettimanale ci siamo solo noi su questo itinerario. A parte lo scrosciare dell’acqua nel sottostante torrente, tutto attorno è silenzio. Pur avendo effettuato questo percorso altre volte, è sempre un’emozione camminare in questi paesaggi così selvaggi ed incontaminati.
Giunti nel punto in cui i torrenti Gerzente ed Eremiti convergono, teniamo la sinistra e proseguiamo sulla mulattiera che segue il corso del Rio Eremiti e più avanti lo attraversa. Sul lato opposto il sentiero sale ripidamente nel bosco fino a raccordarsi con la provinciale SP165 (Bosio / Capanne di Marcarolo).
Giriamo a sinistra e, dopo aver percorso poco meno di 700 metri, giungiamo alla cappelletta del Valico degli Eremiti. Siamo ai piedi del monte Tobbio!
Noi ne approfittiamo per sederci sulle panche vicino alla cappelletta e consumare il pranzo al sacco, Daisy invece prima elemosina un po’ di cibo e poi schiaccia un pisolino. Il rientro lo effettueremo sullo stesso percorso dell’andata.
Variante al percorso e salita sul monte Tobbio
Una volta arrivati ai piedi del Tobbio, i trekker più arditi ed allenati potranno cimentarsi nella salita sulla cima di questo monte che è alto 1.092 metri.
Sul fianco sinistro della cappelletta posta in località Eremiti, parte il sentiero 401 che, in poco meno di 4 km e 533 metri di dislivello positivo, conduce sulla cima del monta Tobbio, facilmente riconoscibile da molto lontano per la chiesetta sulla sua sommità.
A questo link potete leggere il racconto della mia escursione dal valico degli Eremiti fino in cima al Tobbio.
Aggiungendo questa ascesa, il percorso completo dal parcheggio dei laghi della Lavagnina fino alla vetta del Tobbio diventa lungo circa 22,30 km (andata e ritorno). E’ sicuramente un bell’itinerario per escursionisti allenati ma troppo lungo e faticoso da affrontare con un cane al seguito.
Dati tecnici
- Partenza: parcheggio (P) posto sulla strada sterrata che conduce ai laghi della Lavagnina (300m s.l.m.)
- Tappe intermedie facoltative: area attrezzata e spiaggetta vicino al lago superiore della Lavagnina
- Arrivo: cappelletta in località Eremiti ai piedi del monte Tobbio (559m s.l.m.)
- Tipologia percorso: andata e ritorno si effettuano sullo stesso itinerario
- Lunghezza percorso (sola andata): circa 7,15km
- Ascesa complessiva (sola andata): circa 350m
- Tempo percorrenza (sola andata): 2 ore e 40 minuti
- Difficoltà: E (escursionistico)
- Segnavia: due righe parallele gialle verticali, sentiero n° 402
- Carta/mappa: carta escursionistica “Il parco naturale delle Capanne di Marcarolo” , scala 1:25.000
- Copertura cellulare: scarsa
- Periodi consigliati: primavera ed autunno, talvolta anche inizio estate. In piena estate le temperature sono troppo alte ed in inverno c’è il rischio di trovare ghiaccio e talvolta neve.
- Note: consiglio abbigliamento e calzature adeguati alle escursioni in montagna e di verificare le condizioni meteo prima di partire. I bastoncini telescopici possono essere di aiuto. Il percorso non è adatto a bambini piccoli o ai passeggini, è necessario dotarsi di zaino portabimbi. Da portare con sè: acqua o bevande, cappellino e crema con protezione solare, giacca leggera antivento, maglia di ricambio.
- Disclaimer: https://giringiro.eu/utility/disclaimer-dichiarazione-di-non-responsabilita/ , leggere in particolare gli articoli 3-4-6-10
Note sul percorso dei Laghi della Lavagnina
Il percorso è agevole nel primo tratto dal parcheggio fino allo sbarramento che separa i due laghi ma, in ogni caso, non adatto a bambini troppo piccoli o sul passeggino perchè l’itinerario é a picco sul lago sottostante e non ci sono protezioni.
La restante parte del tragitto dal secondo lago fino ai piedi del monte Tobbio è invece per escursionisti.
In ogni caso occorrono abbigliamento e calzature adeguati alle escursioni in montagna. Mi è già capitato di vedere persone che con scarpe sneaker con suola liscia si avventurino nel tratto successivo all’area attrezzata e pure scendano fino a toccare l’acqua dei laghi e dei torrenti. E’ molto pericoloso affrontare questi percorsi con calzature inadeguate. Raccomando anche di verificare le condizioni meteo sia prima di partire che nell’arco della giornata, avventurarsi in queste strette gole in giornate a rischio temporali o piogge potrebbe far ingrossare rapidamente i torrenti e costituire un pericolo.
Noi abbiamo effettuato il giro con la nostra cagnolona Daisy, un segugio francese razza Gascon Saintongeois ma alcuni tratti sulle rocce sono stati difficoltosi anche per lei. In tutta l’area del Parco Naturale Capanne di Marcarolo i cani devono essere condotti al guinzaglio, le violazioni sono passibili di sanzioni pecuniarie.
In ultimo ma non per ultimo: ricordo che la valutazione della difficoltà di un percorso è soggettiva, per cui un tragitto facile per alcuni può non esserlo per altri e viceversa.
I laghi della Lavagnina in televisione
Nella trasmissione estiva Camper in onda su Rai 1 si è parlato del basso Piemonte nella giornata di giovedi 6 luglio 2023.
In particolare, l’inviato Francesco Gasparri, appassionato escursionista a caccia di luoghi e cammini insoliti, ha percorso una parte del sentiero natura dei laghi della Lavagnina che vi ho descritto nell’articolo e lo ha così fatto conoscere agli ascoltatori di Camper.
Come arrivare ai laghi della Lavagnina
- da Ovada/Tagliolo/Silvano: i laghi della Lavagnina si raggiungono percorrendo la strada provinciale SP170 in direzione Lerma. Dopo aver oltrepassato la località Mascatagliata ed essere transitati sul ponte sul torrente Piota, la provinciale inizia a salire. Circa 250 metri dopo il ponte, imboccare una stradina asfaltata sulla destra (strada comunale della Sorita). Questa strada è molto dissestata ed anche stretta. Dopo circa 2,3km svoltare sulla destra, passare sopra ad un ponte su un rio in secca e continuare in direzione dei laghi della Lavagnina. In prossimità di un gruppetto di case (Cascine Cravaria di Sopra) la strada asfaltata termina, continuare dritti sullo sterrato fino ad arrivare ai parcheggi dei laghi della Lavagnina.
- da Genova/Torino/Milano: raggiungere il casello di Ovada sull’autostrada A26 e da qui seguire le indicazioni sopra riportate.
- da Gavi/Mornese/Castelletto/Montaldeo: percorrere la SP170 in direzione Lerma ma, una volta giunti a Casaleggio Boiro, all’altezza di una curva svoltare a sinistra su Strada al Castello (nella curva c’è un cartello che indica “Laghi Lavagnina”). Dopo circa 500 metri svoltare sulla sinistra, passare su un ponte su un rio in secca e continuare in direzione dei laghi della Lavagnina. In prossimità di un gruppetto di case (Cascine Cravaria di Sopra) la strada asfaltata termina, continuare dritti sullo sterrato fino ad arrivare ai parcheggi dei laghi della Lavagnina.
Purtroppo l’auto è il mezzo più idoneo per raggiungere la partenza di questo itinerario.
L’alternativa per sfruttare i mezzi pubblici (treno + autobus) ed abbinare il noleggio di un’e-bike per percorrere il tratto finale è più dispendiosa e richiede, oltre ad avere più tempo, di studiare bene gli orari degli autobus che passano solo due volte al giorno nei piccoli paesi dell’ovadese.
La stazione ferroviaria più vicina è quella di Ovada ma l’autobus della linea 59 che porta verso il paese più vicino, Casaleggio Boiro, effettua poche corse nei giorni feriali. Nelle vicinanze della fermata del bus a Casaleggio c’è il deposito di una startup di noleggio bici ed e-bike su prenotazione (occorre contattare il negozio Hobby Bici di Gavi Ligure).
Legenda della mappa sottostante
- b1: bivio sulla provinciale SP170 per strada comunale della Sorita.
- b2: bivio per i laghi della Lavagnina
- b3: bivio in prossimità di Cascine Cravaria di Sopra, qui termina la strada asfaltata
- b4: bivio sulla provinciale SP170 per strada al Castello
- P: aree parcheggio in prossimità della partenza del percorso escursionistico
Traccia GPX
Tramite il seguente link si accede al mio spazio su Wikiloc dove è possibile visualizzare e scaricare la traccia GPX oltre a vedere l’altimetria, i waypoint ed altre foto:
La traccia GPX si riferisce solo all’andata, il ritorno si effettua sullo stesso percorso.
Link utili
- Regione Piemonte Meteo: http://www.regione.piemonte.it/retescursionistica/cms/meteovetta/previsioni.php
- Ente di gestione del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo: https://www.areeprotetteappenninopiemontese.it/
- Ufficio Turistico di Ovada (Visit Ovada): https://www.facebook.com/visitovada
Contest “miglior articolo di marzo 2020 del sito Travel365”
Con questo articolo ho partecipato al contest “Best Travel post di marzo 2020” indetto dal sito di viaggi Travel365.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno votata permettendomi di classificarmi al secondo posto ed anche il sito Travel365 per aver offerto l’opportunità a noi blogger di farci conoscere attraverso questo concorso.
[Ultimo aggiornamento dell’articolo: 06/07/2023]
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Buongiorno
dovrei fare gita, visto che soffro di vertigine, posso farla per i lati esposti senza protezione?
grazie della gentile risposta
giuseppe
Buonasera Giuseppe, i tratti più esposti non sono molti ma, per chi soffre di vertigini, potrebbero non essere indicati. Non mi sento di consigliarle questo itinerario, in particolare la seconda parte tra l’area attrezzata per pic nic e l’incrocio con la provinciale SP165 perché è quella che presenta qualche passaggio su rocce e tratti esposti
Ahh… che posti meravigliosi… senza rete poi, forse è proprio questa la ciliegina su una torta comunque bellissima.
Grazie Raffaella per il tuo racconto, ci hai davvero fatto sognare e… viaggiare, che di sti tempi è tanta roba!
Felici di averti trovato nel Best Travel Post di Marzo!
Grazie Vito e grazie alla Redazione di Travel365, è stato entusiasmante partecipare al vostro Contest “Best Travel Post” di marzo 2020. Ho seguito un po’ il motto del blog “a volte la destinazione non è importante quanto il viaggio”, in questo periodo di stop forzato non è importante scegliere dove voler andare, l’importante è viaggiare anche solo con la mente, per sentirsi vivi e liberi . A presto