Il 9 novembre 1989 avevo 22 anni e l’ho vissuta quasi in diretta quell’emozione. Ero a Monaco di Baviera per partecipare alla fiera Productronica dove l’azienda per la quale lavoravo esponeva dei macchinari.
Quel giorno il muro di Berlino cessò di essere una barriera che divideva in due la città.
Migliaia di cittadini di Berlino est si riversarono nelle strade e passarono nella Germania ovest dai varchi incustoditi, tra gli occhi esterrefatti delle guardie alle quali erano stati dati ordini non chiari su come comportarsi ma, comunque, non reagirono con la forza. Fu l’inizio della fine del muro.
Le notizie che arrivavano in fiera erano frammentarie. Non c’era internet e tutto viaggiava soprattutto attraverso la televisione e la radio ma, non parlando tedesco, guardavo soprattutto le immagini in TV.
Non ricordo più chi ci avesse dato la notizia quel pomeriggio, ricordo che finimmo tutti con un abbraccio spontaneo.
Il rappresentante tedesco era visibilmente emozionato, commosso. Probabilmente non ci rendevamo neppure conto di quello che avrebbe determinato la caduta del muro ma ne eravamo contenti, lo stavamo vivendo in mezzo ai tedeschi e ci sentivamo partecipi di quella festa.
Clienti, agenti, noi che eravamo allo stand, non importava la nazionalità, era caduto quell’odiato simbolo.
Dopo l’emozione iniziale, con gli altri giovani degli stand vicini ci mettemmo a fantasticare su cosa avrebbe comportato questo evento per l’Europa, i sogni erano tanti.
Molti però si sono rivelati tali negli anni a venire perchè l’Europa è rimasta legata alla definizione di “vecchio” continente e non ha saputo o voluto innovarsi. Inoltre, a tratti, si è rivelata “unita” nel nome ma non di fatto.
Pensavamo anche che dal giorno dopo sarebbe stato un mondo diverso, forse migliore, sicuramente più unito. Almeno fino a quando, anni dopo, persone che non avevano imparato la lezione da quel muro, pensarono bene di costruirne altri nel mondo. Altri muri, oltre Berlino.
Tra i tanti tuoi articoli molto belli, mi sono soffermata su questo proprio spinta dalla categoria in cui lo hai inserito: “riflessioni”. In questi giorni, sento di avere più necessità di riflessione che di spunti di viaggio e questa è una di quelle di cui ho bisogno oggi: la fine di qualcosa e la speranza che tutto ciò che sta succedendo serva da preziosa lezione per ciò che verrà.
Grazie Giorgia per il tuo bel commento, concordo appieno con la tua ultima frase